Il Burnout nelle Forze Armate e dell'Ordine italiane

12.11.2024


La condizione psicologica degli operatori dell'emergenza in Italia è particolarmente delicata.
Molti soggetti operanti nel campo della sicurezza riportano elevati sintomi da stress.

Alcuni operatori decidono di togliersi la vita, non più capaci di sopportare le sofferenze e i problemi personali e lavorativi.
Il 2023 si è concluso con un numero alto di suicidi nelle forze dell'ordine e armate; secondo quanto riportato da https://www.cerchioblu.org/osservatoriosuicidipolizia/ nel 2023 si sono tolti la vita: sedici appartenenti alla Polizia di Stato, sette Carabinieri, un poliziotto penitenziario, due della Guardia di Finanza, tre della Polizia Locale.

Nel 2024, fino a quanto ora osservato, i numeri non si discostano troppo nel complesso: quattro poliziotti, cinque Carabinieri, sette poliziotti penitenziari, cinque della Guardia di Finanza e cinque della Polizia Locale.

Numeri allarmanti, ma vediamo le possibili cause.

Il Burnout: cos'è?

Il Burnout, secondo l'OMS, è una sindrome che nasce da uno stress cronico non gestito adeguatamente sul posto di lavoro. La sindrome da Burnout è caratterizzata da alcuni aspetti:

- sentimenti di esaurimento;
- aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo nei confronti del proprio lavoro;
- riduzione dell' efficacia professionale;
- insonnia, mal di testa, disturbi gastrointestinali, nervosismo;
- depressione.

In generale la sindrome da Burnout scaturisce da situazioni lavorative stressanti che vanno avanti da tempo.
Un luogo di lavoro che spinge i collaboratori oltre il limite, con orari spesso ben oltre le ore massimali settimanali, che impedisce o limita in maniera importante il tempo per sé stessi e/o con la famiglia, causa, nei collaboratori un forte stress che spesso può sfociare in depressione. Nel caso del Burnout, esso è più frequente nei soggetti delle Helping Professions, tutti quegli operatori della sicurezza, della sanità e del soccorso che sono a contatto con persone che manifestano situazioni di disagio e sofferenza (fisica o mentale che sia).

La maggior parte di psichiatri e psicologi concordano nel dire che il Burnout non si manifesta "solo" perché l'ambiente lavorativo è stressante, ma esso è conseguenza diretta di «specifici modelli organizzativi lavorativi, di atteggiamenti ed esperienze individuali nei confronti del lavoro, che, nel tempo, possono portare a comportamenti che vengono classificati come Burnout» (Loricco S. in Il Burnout nella Polizia Penitenziaria, Magazine CrimeLine, p.15 maggio 2023).

Nel caso specifico delle Forze dell'Ordine, tra le cause che sono state riscontrate essere la miccia che appicca l'incendio del Burnout abbiamo:

- la sfiducia del cittadino nei confronti degli operatori, causando in questi ansia e frustrazione **;
- sfiducia degli operatori che, in caso di aggressioni, non sono tutelati e spesso i cittadini non vengono condannati **;
- strumentazioni obsolete e non adeguate o assenti che non permettono interventi efficienti **;
- mancanza di personale. Questo aspetto è importante, poiché spesso sono costretti a dover fare salti riposo o doppi turni in quanto vi è mancanza di organico;
- i superiori «spesso distanti dalla realtà di strada» *;
- Ministeri che «ti chiedono di fare le statistiche senza guardare al contenuto degli interventi» *;
- l'immagine data dai giornalisti e la narrazione che portano
al cittadino. **

Burnout - Polizia di Stato - Carabinieri - Guardia di Finanza - Polizia Penitenziaria - Polizia Locale - Forze dell'Ordine - Stress

* I virgolettati riportano, parola per parola, quanto detto dagli operatori coinvolti - Il doppio ** indica che sono informazioni prese direttamente da conversazioni con gli appartenenti.  

«L'analisi dei suicidi nelle forze di polizia in Italia per giorno della settimana suggerisce una maggiore incidenza all'inizio e alla fine della settimana lavorativa, con un calo significativo durante il fine settimana. Questi risultati possono indicare che il supporto psicologico e il benessere dei membri delle forze di polizia potrebbero essere migliorati attraverso interventi mirati nei giorni lavorativi più critici.

Considerazioni sui Mesi dell'anno.
Giugno: L'aumento dei suicidi a giugno potrebbe essere correlato alla pressione lavorativa prima delle vacanze estive o ai cambiamenti stagionali.
Ottobre e Maggio: Anche questi mesi mostrano un numero elevato di suicidi, che potrebbe essere legato a cambiamenti stagionali o a particolari dinamiche lavorative.
Mesi invernali: Gennaio e Dicembre mostrano numeri leggermente inferiori rispetto ad altri mesi».
- https://www.cerchioblu.org/osservatoriosuicidipolizia/


Il sentirsi soli in strada, non sentire di avere la sicurezza di essere tutelati, non sentirsi supportati dall'Amministrazione, il dover far fronte ogni giorno a mancanza di personale, a uscire in strada e saper di affrontare un cittadino sfiduciato, a essersi ridotti a dover far "numeri per le statiche", non avere la strumentazione adeguata, a far doppi turni, con la conseguenza di avere poco tempo per sé stessi e/o la famiglia, l'immagine con cui vengono dipinti costantemente dai giornali, porta molti operatori alla drastica scelta del suicidio.

Cosa si può fare?

Il suicidio non è la salvezza a tutti i mali. 
Questo è quello che si sentono dire poliziotti e militari dagli operatori della salute mentale. 
Ma perché sono così restii a farsi aiutare? 
Secondo quanto affermato dalla psicologa Maria Grazia Santucci, sul quotidiano di informazione ilRoma.net: «Mi raccontavano che quando stavano male non lo potevano dire a nessuno, perché se mostravano di essere depressi venivano allontanati dal lavoro e messi a riposo, in malattia, non potevano magari progredire con la carriera» (Ibidem).
S
i può dedurre la paura da parte di militari e poliziotti nell'esporsi con un esperto della salute mentale, perché c'è il rischio che per un disagio dell'operatore, egli venga sospeso. 
Quello che chiedono è un reale aiuto psicologico senza essere "puniti" con la sospensione dal servizio (nei casi ove applicabile ovviamente). 

Il disagio psicologico è ancora molto sottovalutato e mal visto nella società italiana e questo non aiuta chi ne ha bisogno. 
Ci sono altre strade che si possono prendere e il suicidio non è nessuna di queste. 
Attività di sostegno/consulenza, in cui magari inserire anche il dialogo con altri colleghi, creare uno spazio sicuro dove gli operatori possano parlare con una figura professionale e/o con colleghi in maniera aperta e senza paura; bisogna attuare piani di intervento e di sostegno sia a livello individuale sia istituzionale, aumentando la presenza di psicologi nei reparti ma anche incentivare l'operatore a rivolgersi a loro senza timore e creare ambienti lavorativi ben organizzati. 

Si stava pensando di inserire un corso di "riconoscimento dei segnali" nei corsi di addestramento delle nuove reclute, in modo che siano allenate a riconoscere i sintomi di disagio dei colleghi e poterli aiutare prima che sia troppo tardi. 

Ci auguriamo che questi interventi possano essere attuati nel più breve tempo possibile.

«I poliziotti sono aperti a ogni aiuto concreto, pratico e reale, con l'opinione di lavorare anche su sé stessi, se necessario. La forza di questi agenti risiede nel legame che li unisce. Cercano di andare avanti guardando alle poche cose positive che ci sono. La realtà delle carceri italiani e della situazione lavorativa della Polizia Penitenziaria è inumana, orribile e si cerca di tenerla nascosta, come la polvere sotto il tappeto. Ma forse è il caso di prendere un'aspirapolvere e iniziare a pulire».
- Ivi p.17


Articolo scritto in collaborazione con la pagina Instagram Puntato Forze di Polizia
https://www.instagram.com/puntato_forze_di_polizia/

Ringrazio Puntato e i colleghi per avermi fornito informazioni sulle condizioni in cui operano e ne approfitto per dirvi: non siete soli, c'è sempre un orecchio disposto ad ascoltavi.

Fonti
Shana Loricco, ll Burnout nella Polizia Penitenziaria, Magazine CrimeLine,  maggio 2023 

https://www.cerchioblu.org/osservatoriosuicidipolizia/

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